Spesso scopriamo l'esistenza di una persona solo perché qualcuno ce ne parla. Bene o male, non importa. Prende vita con le parole, con un soffio quasi divino, e noi là a cercare di darle un volto, un struttura corporea, gestualità, abiti. A volte, tutto finisce in pochi minuti, con una scrollata di spalle che la seppellisce definitivamente tra una nuvola di fumo e uno sbadiglio; altre volte, invece, corri su internet a comprare un biglietto per il primo treno in partenza, infili in uno zaino quattro indumenti, rasoio e spazzolino, e vai a cercarla. Così, senza un motivo apparente.
Quando incrociai i suoi occhiali da sole in un pomeriggio di agosto, la riconobbi subito. Eppure era la prima volta, e non assomigliava nemmeno a come l'avevo immaginata. Sapevo soltanto che era lei, perché il mio cieco verme interiore aveva iniziato a annodarsi fino a formare il più classico dei cuori. Qualche attimo per nascondere un rossore dietro un finto disinteresse e me n'ero già innamorato. Così, per non sprecare inutilmente altro tempo.
Tra un tramonto guardato insieme e uno perso per una manciata di minuti, la luna crescente e una pizza sul lungomare, le regalai le mie labbra, e lei le sue. Una torre saracena diroccata a guardarci le spalle e due bagni chimici, un po' defilati, a farci da testimoni; ché, anche se hai bevuto una sola birra media e non corri certo il rischio di dimenticare un solo istante di quella serata, è bene ci sia sempre qualcuno che possa dire "Io c'ero, e ho visto tutto". Così, per sicurezza.
E non importa la notte trascorsa in bianco, il treno pronto al binario tre, il lavoro che aspetta, la vacanza ancora da fare. Inutili impicci. Sai solo che gli occhi non la vedranno per un bel po', e che il cuore dorrà. Così, perché ai detti popolari non hai mai creduto.
Comunque, quando l'avverbio più caro giunse in punta di lingua, fu un "Finalmente" simultaneo. Musicale, direi. E, nonostante avessimo intrecciato collane di sospiri per settimane, era ormai tutto lontano, cancellato. C'eravamo noi, una nuova latitudine e qualche auto di passaggio. Quel che avvenne dopo, lo lascio ai posteri e ai puntini di sospensione. E' oggi, è domani. E' storia contemporanea, ancora tutta da scrivere. Tra un panino alla porchetta e i gol di Quagliarella, ci siamo noi, due Emme sovrapposte. Così, perché era scritto che dovesse accadere.