giovedì 30 maggio 2013

Anna (ce n'è una nella vita di ogni uomo)

Diciassette anni, così tanto è passato da quel bacio. Metri cubi d'acqua in processione sotto i ponti, e poi esondazioni, prosciugamenti, e ancora acqua. Rami secchi e bottiglie vuote in stile libero verso la foce. In mezzo, noi due, che ci ritroviamo a distanza di - non ricordo - e ci sorridiamo, ci scrutiamo, ci abbracciamo. Vorrei poterti dire "Come sei bella", ma sarebbe un'inutile lusinga, e tu probabilmente non mi crederesti nemmeno. Sono lontani i giorni in cui mi radevo specchiandomi nel tuo sorriso e ci scattavamo foto nell'erba secca di agosto. Eppure ti ho respirato così a lungo, così a fondo, che  - se mi aprissi con un bisturi proprio in questo momento - troveresti ancora tracce di te, e neanche troppo nascoste. Eh, ci ho messo un po' a dimenticarti, giusto qualche anno. Il primo è stato tremendo: quando non piangevo, ero attaccato a una bottiglia; quando non piangevo e non bevevo, confondevo il giorno con la notte e ti cercavo nei volti e sotto le gonne di sconosciute; il casino era quando mischiavo tutto insieme, coi battiti del cuore in costante accelerazione, come se dovesse decollare verso un pianeta qualsiasi, per non tornare più.
Poi è arrivata quella là - te la ricordi? -, la pastiglia contro il mal di testa, la ragazza coi capelli lunghi e biondi, che ti detestava. Povera, quante ne ha dovute passare per un letto e una ciotola d'amore; però a qualcosa è servita, e di questo gliene sarò sempre grato. Il resto è storia contemporanea, più o meno nota, ma almeno il via vai continuo non dipende da te, non più.
La vita, Anna, la vita: dove ci ha portati? Guardati. Guardami. A volte penso a quel se e mi chiedo. Va be', ci siamo capiti. Ti dico solo che. No, non sarebbe giusto. Guardiamo il cielo su Torino, meglio. Questa sera ci sono pure le stelle e le nuvole sembrano non voler tornare più.

Nessun commento:

Posta un commento